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In questa esemplare raccolta di quindici racconti Selby torna a occuparsi di New York, l'odiata-amata città natale nella quale aveva ambientato "Ultima fermata a Brooklyn", considerato uno dei grandi romanzi americani. Qui Harry, una specie di "Ognuno" metropolitano, un eroe dai mille volti del quale l'autore conserva solo il nome in racconti diversi per tono e taglio, attraversa momenti di smarrimento e di violenza che la vita quotidiana non risparmia a nessuno. Ma questa volta, a differenza di quanto avveniva in "Ultima fermata a Brooklyn", nella solitudine e nella disperazione che attanagliano i suoi personaggi Selby lascia filtrare un raggio di luce, come nel suggestivo testo dal quale prende il titolo la raccolta: è la possibilità di ristabilire, anche nel frenetico e per certi versi feroce scenario metropolitano, un rapporto positivo tra la propria interiorità, per quanto ferita, e il mondo circostante. Poeta di un'umanità reietta, Selby sa cogliere il "canto" delle cose nel silenzio della solitudine.